La notizia che il bilancio dell’agraria versa in uno “sprofondo rosso” ha fatto il giro della città. Stamattina nei bar e nei negozi non si parlava d’altro. E in molti si domandavano come è stato possibile che un ente come quello agrario si trovi ad affrontare una crisi gravissima. Uno “sprofondo rosso” come il colore
La notizia che il bilancio dell’agraria versa in uno “sprofondo rosso” ha fatto il giro della città. Stamattina nei bar e nei negozi non si parlava d’altro. E in molti si domandavano come è stato possibile che un ente come quello agrario si trovi ad affrontare una crisi gravissima.
Uno “sprofondo rosso” come il colore politico di chi ha creato questo buco? Uno “sprofondo rosso” come la vergogna che dovrebbe provare chi, politico, dipendente o tecnico, ha assistito a questo sfacelo senza rendersene conto o senza fare niente per fermare questa deriva? Lo “sprofondo rosso” di una politica che diceva “tutto va bene madama la marchesa” per poi guardare con le braccia incrociate le fiamme che avvolgevano il palazzo di via Garibaldi?
Perché non è possibile che i partiti di centro sinistra, tutti nessuno escluso, non abbiano avuto sentore di quanto accadeva all’agraria ! Le 58 cartelle esattoriali di Equitalia, le fatture non pagate, i contributi previdenziali dei dipendenti non versati all’Inps, i debiti fuori bilancio, i fermi amministrativi delle autovetture dell’ente: chi era a conoscenza di tutto ciò? Per non parlare del restauro del casale della Roccaccia, costato un occhio della testa e affittato a 500 euro al mese, manco fosse un magazzino.
Qualche campanello d’allarme c’era stato quando era giunto il commissario Mario Venanzi mandato dalla Regione Lazio. Un altro campanellone aveva suonato forte quando il centro sinistra non aveva presentato lista e candidato alla presidenza (fatto mai accaduto a memoria d’uomo) lasciando un’autostrada da percorrere a Sergio Borzacchi e al centro destra che avevano vinto le elezioni a mani basse. Un altro sentore c’era stato quando l’attuale amministrazione era stata costretta a aumentare qualche tariffa pur di far entrare nelle esauste casse dell’agraria qualche soldino, almeno per pagare lo stipendio ai dipendenti.
Ora tocca a questi nuovi amministratori rimboccarsi le maniche e cercare di salvare il salvabile. Non prima di aver fatto un bel pacchetto di documenti da inviare in via Terme di Traiano a Civitavecchia, dove ci sono persone capaci e pronte a riceverlo per andare a fondo a questa vicenda così triste.
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