Che succede nell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia, che a Tarquinia da qualche anno ha visto rinascere una sezione, chiusa di fatto dagli anni ’90 dello scorso secolo? E che succede all’Anpi nazionale, scossa dal terremoto mediatico che sta travolgendo il presidente Pagliarulo? A scatenare tante polemiche è stata la guerra che contrappone Russia e Ucraina.
Che succede nell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia, che a Tarquinia da qualche anno ha visto rinascere una sezione, chiusa di fatto dagli anni ’90 dello scorso secolo? E che succede all’Anpi nazionale, scossa dal terremoto mediatico che sta travolgendo il presidente Pagliarulo?
A scatenare tante polemiche è stata la guerra che contrappone Russia e Ucraina. L’invasione della Repubblica Ucraina da parte dell’ex-unione sovietica ha sconcertato i militanti “duri e puri” dell’associazione partigianesca.
A Tarquinia lo stato di malessere interno è sfociato nelle dimissioni del presidente locale, il quale ha giustificato questo gesto con una dichiarazione al Corriere di Viterbo.
Nel frattempo, a livello nazionale gli strali si sono abbattuti sul presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, per dei vecchi post ritenuti troppo “putiniani”.
Eppure il curriculum di Pagliarulo lo dovrebbe mettere al riparo da ogni attacco. Nato a Bari nel 1949, quindi per motivi anagrafici non ha fatto il partigiano, si trasferisce a Milano negli anni 70. Giornalista, diventa vicedirettore del periodico Il Metallurgico. Iscritto al Partito Comunista Italiano, al momento dello scioglimento di quest’ultimo aderisce a Rifondazione Comunista dalla quale esce nel 1998. Candidato con L’Olivo, nel 2001 è eletto Senatore con il Partito dei Comunisti Italiani.
Nel 2007 entra nel Partito Democratico, ma ne esce nel 2008, lascia l’attività politica ma prosegue la sua militanza nell’Anpi. Nel 2020, con la scomparsa della presidente Carla Nespolo, viene eletto presidente nazionale e riconfermato nel 2022.
Nonostante questo suo passato sempre a sinistra, è stato attaccato da più parti. L’11 aprile scorso ha dovuto di nuovo puntualizzare la condanna dell’invasione russa da parte della sua associazione, accusata di essere equidistante rispetto alle parti in causa.
Il 15 aprile scorso, durante la conferenza stampa di presentazione delle iniziative in occasione del 25 aprile, Pagliarulo ha dovuto tornare ancora sull’argomento ma ha escluso la presenza di bandiere della Nato alle cerimonie: “Le bandiere Nato sono inappropriate in questa circostanza in cui bisogna parlare di pace.” Tra l’altro, nel poster dell’evento, due bandiere tricolori non erano dell’Italia ma dell’Ungheria!
Gli ha risposto il presidente dell’Anpi Lombardia. “Ho sentito con sgomento la conferenza stampa del presidente Anpi nazionale Pagliarulo – ha detto Tullio Montagna – e con dolore devo definire le sue parole ipocrite: non può dire di essere contro l’invasione di Putin e nel contempo criticare il riarmo ucraino”.
In queste ore l’ex-senatore ha dovuto rispondere ad altri attacchi dovuti a dei suoi vecchi post sulla questione Ucraina-Russia. Infatti, in rete sono iniziati a girare dei suoi post social risalenti al 2014-2015, scritti dopo l’invasione del Donbass, nei quali il presidente dell’associazione nazionale partigiani sembra schierarsi contro l’Ucraina. Nei contenuti “incriminati”, Pagliarulo parlava del “regime nazistoide di Kiev, responsabile di eccidi efferati, assassinii e torture” e denunciava anche l’espansionismo della Nato a Est.”
Altro imbarazzo si è creato a Viterbo, in occasione del Giorno del Ricordo che si celebra ogni anno il 10 febbraio e serve per ricordare gli italiani gettati nelle foibe dai comunisti slavi o costretti ad abbandonare terre da secoli italiane. Un certo clamore lo ha creato la dichiarazione del presidente provinciale viterbese.
L’anziano professore ha detto che il Giorno del Ricordo sarebbe strumentalizzato dalla destra…
Sommessamente gli facciamo notare che se non ci fosse stata la destra politica e l’istituzione per legge del Giorno del Ricordo nel 2004 (!!!!) delle foibe e dell’esodo non si parlerebbe.
L’Anpi viterbese, non contenta, pochi giorni fa ha organizzato una mostra, vista da poche decine di persone, e un convegno con un certo Gobetti, noto per le sue posizioni “originali” su foibe ed esodo.
Il convegno non si è svolto nella sala conferenze della Provincia di Viterbo, la sala “Benedetti”, (sembra non concessa dal presidente dell’amministrazione provinciale Alessandro Romoli) ma in quella dove si stava svolgendo la mostra. Hanno partecipato una quarantina di persone, (l’Anpi ha detto 100) attratte più che altro dalle polemiche suscitate dal vivace scambio di posizioni con Casapound.
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