Anche Tarquinia ha onorato Norma Cossetto, la giovane martire istriana sequestrata, torturata, violentata e gettata viva in una foiba dai partigiani comunisti slavi nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. Un gruppo di cittadini si è riunito sabato pomeriggio davanti al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, in viale Luigi Dasti,
Anche Tarquinia ha onorato Norma Cossetto, la giovane martire istriana sequestrata, torturata, violentata e gettata viva in una foiba dai partigiani comunisti slavi nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943.
Un gruppo di cittadini si è riunito sabato pomeriggio davanti al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, in viale Luigi Dasti, per deporre un omaggio floreale. A posare i fiori sono state due donne: la professoressa Maria Rita Giorgolo, figlia di esuli dal confine orientale d’Italia e Federica Guiducci che rappresentava l’amministrazione comunale.
Tra le personalità c’erano la presidente del consiglio comunale Federica Guiducci, l’assessore Alberto Riglietti, il presidente del consiglio dell’Università Agraria Maurizio Perinu, il tarquiniese Silvano Olmi presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio.
E proprio Silvano Olmi ha esposto le finalità della manifestazione patriottica “Una Rosa per Norma Cossetto”, che è in corso di svolgimento in 345 città italiane ed estere. L’evento è nato a Viterbo da una felice intuizione di Maurizio Federici e si è esteso in tutta Italia e nel Mondo giungendo quest’anno alla quinta edizione.
La città di Tarquinia è stata tra le prime ad aderire e la presenza alla cerimonia della presidente del consiglio e di una rappresentanza di agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale ha dato maggiore risalto all’evento. Era presente il labaro della sezione di Tarquinia dell’associazione nazionale paracadutisti d’Italia.
“Non dobbiamo far appassire questo fiore di verità e libertà – ha detto il tarquiniese Silvano Olmi – con lei vogliamo ricordare le donne che ancora oggi subiscono, in pace e in guerra, stupri e violenze di ogni genere. Penso a quello che accade in Ucraina e alle rivolte, represse nel sangue dal regime, in Iran.”
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