Il protagonista della rivolta nel carcere di Porto Azzurro, Mario Tuti, sta scontando la pena nella nostra città. Della rivolta si è parlato ieri sera, in un ottimo documentario trasmesso su Rai 2 dal titolo “Porto Azzurro, un carcere dotto sequestro”, realizzato dalla regista Jovica Nonkovic. Il 25 agosto 1987, Mario Tuti, il capo del
Il protagonista della rivolta nel carcere di Porto Azzurro, Mario Tuti, sta scontando la pena nella nostra città. Della rivolta si è parlato ieri sera, in un ottimo documentario trasmesso su Rai 2 dal titolo “Porto Azzurro, un carcere dotto sequestro”, realizzato dalla regista Jovica Nonkovic.
Il 25 agosto 1987, Mario Tuti, il capo del commando, insieme ad un altro gruppo di detenuti, prese in ostaggio 33 persone. Oltre a Tuti, parteciparono alla rivolta altri 5 detenuti, tra cui Ubaldo Mario Rossi e 4 banditi sardi. Fu un evento che tenne con il fiato sospeso non solo l’Isola d’Elba, ma l’Italia intera.
Nel documentario sono stati ascoltate le guardie carcerarie che all’epoca furono prese in ostaggio, il magistrato Antonietta Fiorillo che gestì le trattative per il rilascio delle persone sequestrate dai carcerati, il direttore del carcere Cosimo Giordano e l’educatrice e assistente sociale Rossella Giazzi, presi anche loro in ostaggio.
Il sequestro durò sette giorni e terminò con la resa “concordata” tra gli esponenti dello Stato e i rivoltosi. Questi ultimi furono tutti condannati a svariati anni di reclusione e solo al termine della pena poterono accedere alla carcerazione alternativa e ai benefici di legge.
Come accade in Italia, a pagare fu il direttore del carcere, che venne trasferito. Il Giordano non ha avuto problemi ad ammettere di essere stato difeso durante il processo a cui fu sottoposto, solo da Mario Tuti che ebbe parole di elogio per il funzionario viste le sue qualità professionali e la capacità di gestire la trattativa e trovare una via d’uscita.
Il capo della rivolta sta scontando la pena a Tarquinia. Ogni mattina esce dal carcere di Civitavecchia e raggiunge la città etrusca, dove è impegnato nel sociale, nel sostegno a ex tossicodipendenti e giovani con problemi. La sera fa rientro nella casa circondariale.
“Dopo 46 anni di carcere sono ancora in semi libertà – ha detto Tuti – gli altri sono tutti liberi, anche quelli della mia parte, io no.”
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