L’11 maggio scorso, si è tenuta la terza manifestazione popolare contro il progetto di creare nella Tuscia un deposito nazionale di scorie radioattive, di bassa media ed alta intensità. Il corteo si è snodato nei luoghi di interesse naturalistico, storico ed archeologico, partendo dal Comune di Corchiamo, tra i siti del viterbese individuati come idonei
L’11 maggio scorso, si è tenuta la terza manifestazione popolare contro il progetto di creare nella Tuscia un deposito nazionale di scorie radioattive, di bassa media ed alta intensità.
Il corteo si è snodato nei luoghi di interesse naturalistico, storico ed archeologico, partendo dal Comune di Corchiamo, tra i siti del viterbese individuati come idonei alla realizzazione del deposito. In testa al corteo, a cui hanno preso parte almeno 4000 persone, una folta rappresentanza di amministratori locali, il Presidente della Provincia di Viterbo e alcuni consiglieri regionali, di tutte le appartenenze politiche che, nella piazza del Municipio, fulcro della manifestazione, hanno espresso la loro ferma contrarietà alla realizzazione del sito per lo stoccaggio delle scorie radioattive, a dimostrazione che, quando si tratta della tutela salute dei cittadini e della salvaguardia dell’ambiente e dell’economia correlata, è possibile la convergenza sui temi e gli obiettivi politici.
La posizione di Sinistra Italiana, a riguardo, è molto chiara – dichiara Valeria Bruccola, Segretaria provinciale di Sinistra Italiana-AVS di Viterbo– oltre al sostegno per le istanze del territorio, si vuole sottolineare che la questione delle scorie deve necessariamente ampliare il proprio raggio critico e di conseguenza politico, dal momento che non è possibile slegarla dalla riproposizione del nucleare come fonte energetica per il Paese e il riarmo, anch’esso connesso preoccupantemente alla produzione di armi nucleari.

Nessuna di queste questioni permette di abbassare la guardia sulla questione delle scorie e del loro stoccaggio, dal momento che gli altri progetti, per noi inequivocabilmente connessi, rischiano di ampliare il rischio stesso non solo allo stoccaggio delle scorie già esistenti e attualmente sparpagliate in attesa di una sede definitiva, ma alla produzione esponenziale di nuove scorie, per altro derivanti da produzioni che noi ripudiamo fermamente, perché contrarie agli obiettivi di disarmo mondiale e di ricerca di strategie diplomatiche per assicurare la pace tra i popoli.
Ricordiamo, inoltre, che la protesta spontanea, nata in sordina da alcuni anni, si è alimentata di alcuni fattori che solo in parte dipendono dall’appartenenza ad un territorio minacciato: la mancanza di trasparenza nelle procedure e nelle motivazioni della scelta dei siti idonei, di cui solo nella provincia di Viterbo se ne contano 21, il parere autorevole contrario dell’Ordine dei medici della Provincia di Viterbo che ha illustrato i gravi rischi a cui la popolazione della Tuscia è già “naturalmente” esposta, data l’alta radioattività del suolo di origine vulcanica, la presenza di falde acquifere di superficie, la sismicità della zona. A tutto questo si aggiunge il fatto che gli studi relativi alla fattibilità dell’impianto risultano ampiamente datati ed è mancata una qualsiasi forma di coinvolgimento dei cittadini, nemmeno di carattere informativo.

Per i cittadini della Tuscia – conclude la Bruccola – di cui condividiamo l’impostazione, non si tratta soltanto di difendere il proprio territorio, ma soprattutto di contrastare decisioni dall’alto che ricadono sulle persone e le loro vite pesantemente senza nemmeno il rispetto delle più elementari regole e degli stessi criteri scientifici che una questione come questa invece impongono.”
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