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Il tarquiniese Andrea Alquati candidato al Senato con la lista Italia Sovrana e Popolare

Il tarquiniese Andrea Alquati candidato al Senato con la lista Italia Sovrana e Popolare

Il tarquiniese Andrea Alquati è candidato al Senato nella lista “Italia Sovrana e Popolare”, nelle elezioni che si terranno domenica 25 settembre. Fa parte di “Riconquistare l’Italia” che è federata con altre realtà politiche, Ancora Italia, Azione Civile e il Partito Comunista di Rizzo, che compongono appunto la lista Italia Sovrana e Popolare. Candidato di

Il tarquiniese Andrea Alquati è candidato al Senato nella lista “Italia Sovrana e Popolare”, nelle elezioni che si terranno domenica 25 settembre.

Fa parte di “Riconquistare l’Italia” che è federata con altre realtà politiche, Ancora Italia, Azione Civile e il Partito Comunista di Rizzo, che compongono appunto la lista Italia Sovrana e Popolare. Candidato di punta di questa formazione politica è l’ex-magistrato Antonio Ingroia il quale ha dichiarato che questo nuovo partito è una “forza politica antisistema che può cambiare la storia di questo Paese. Il Governo Draghi è il governo più antipatriottico della nostra Repubblica perché non difende gli interessi dei cittadini italiani.”

Andrea Alquati è nato a Roma il 27 aprile 1978, 44 anni, impiegato comunale di Tarquinia da un anno, in precedenza ha lavorato, sempre nella nostra città, per dodici anni nel settore assicurativo e ha svolto altri lavori nei settori stagionali legati al territorio.

Laureato in scienze politiche, ha un’importante esperienza giornalistica come corrispondente della pagina di Tarquinia del quotidiano “Il Corriere di Viterbo” e quindi un’ottima conoscenza delle problematiche della nostra cittadina.

“Assistiamo a una fuga di giovani dall’Italia – dichiara Alquati – ragazze e ragazzi che cercano all’estero quello che non trovano in Italia. Nella nostra Nazione c’è un’inflazione paurosa, una crisi in atto che l’Unione Europea non è riuscita a frenare.

Le grandi multinazionali vengono in Italia, comprano i nostri marchi, portano la sede societaria nei paradisi fiscali e spostano la produzione fuori dai nostri confini, in Nazioni dove la manodopera costa di meno. E i nostri operai sono licenziati. Dobbiamo riacquisire urgentemente una sovranità economica.

In questo momento siamo alla disperata ricerca di fonti alternative al gas russo e ci rivolgiamo a Nazioni che guardano, giustamente, ai loro interessi. Dipendiamo dalle forniture estere anche nel cibo, mentre l’Italia potrebbe essere autosufficiente sotto questo aspetto. Ma le politiche agricole italiane sono state disastrose, inquinate dalle direttive europee.

Dobbiamo investire in infrastrutture, spendere per la scuola, per la sanità pubblica e per la manutenzione del territorio e la difesa dell’ambiente che ci circonda. Per fare questo dobbiamo uscire dall’Unione Europea.”

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