Sono stati resi noti i risultati finali della nona edizione della manifestazione “I Luoghi del Cuore”, il censimento del FAI, Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, al quale hanno partecipato dal 30 maggio al 30 novembre 2018 con il loro voto 2.227.847 cittadini italiani. Oltre 37.200 luoghi sono stati oggetto di segnalazione e
Sono stati resi noti i risultati finali della nona edizione della manifestazione “I Luoghi del Cuore”, il censimento del FAI, Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, al quale hanno partecipato dal 30 maggio al 30 novembre 2018 con il loro voto 2.227.847 cittadini italiani. Oltre 37.200 luoghi sono stati oggetto di segnalazione e 6.412 i Comuni coinvolti (l’80,6% dei Comuni italiani).
Una straordinaria dimostrazione di impegno civico e coesione sociale che vede al 1° posto il Monte Pisano, Calci e Vicopisano (PI); al 2° posto il Fiume Oreto, Palermo; al 3° posto l’Antico Stabilimento Termale di Porretta Terme (BO); al 4° posto il Santuario della Madonna della Cornabusa, Sant’Omobono Terme (BG) e al 5° posto il Borgo di Rasiglia, Foligno (PG).
Tra i luoghi del Lazio più votati troviamo al 27° posto il Parco e casale della Cervelletta di Roma; al 57° la Città di Orvinio (Rieti); all’80° il Calidarium di Aquae Tauri di Civitavecchia (Roma).
Il Calidarium di Aquae Tauri è situato sul “Poggio della Ficoncella”, nel Municipio romano di Aquae Tauri a Civitavecchia, si trova il Calidarium, destinato ai bagni caldi e ai bagni di vapore. Delle terme, di cui oggi è ancora possibile scorgere la grande vasca ellittica modellata nel travertino, si trova una citazione nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio del 74 d. C. e l’origine del loro nome risale forse al collegamento con l’immagine della divinità etrusca di Acheloo, rappresentata da un toro androprosopo, che i romani assimilarono alla divinità di Giove taurino. L’abbandono delle terme risale al 107 d.C. Solo in seguito a una pulitura dell’area nel 2015-2016, sono emersi il fondo del calidarium e il sistema di distribuzione idrica, mai documentati in precedenza. Dal luglio 2017 è iniziata una campagna di scavi diretta dall’Università di Bologna che verte a uno studio sistematico del sito. Il comitato “Società storica Civitavecchiese”, insieme a università e istituzioni, promuove la raccolta voti per sensibilizzare circa i restauri necessari.
Al 125° posto nella graduatoria nazionale troviamo la “nostra” Villa Bruschi Falgari, che ha ottenuto 3658 voti.
Nell’anno 1869, per desiderio della nobildonna Maria Giustina Quaglia, moglie del conte Francesco Bruschi Falgari, l’architetto Virginio Vespignani, allora “direttore della Fabbrica di San Pietro” e già famoso per alcuni edifici capitolini del XIX secolo, venne incaricato di disegnare un casino da edificare nel terreno di Villa Bruschi Falgari. Situata a circa un chilometro da Tarquinia sulla strada Aurelia in direzione di Roma, la villa sorge in un luogo di particolare bellezza naturale che alla vicinanza del mare e al piacevole clima, unisce un’abbondante presenza di acqua, grazie alle numerose sorgenti ivi presenti. Antistante la villa, tra i quasi 4 ettari di parco, venne realizzato anche un giardino all’italiana, connotato da anfratti verdi e misteriosi, fontanelle zampillanti, ruscelletti gentili, vialetti ombrosi e nascosti, per molti anni rifugio segreto degli innamorati tarquiniesi che incidevano i loro nomi e i loro cuori sulle foglie delle agavi. Un piccolo paradiso terrestre in cui i conti Bruschi Falgari pare abbiano ospitato Giuseppe Garibaldi nel 1875, e nel 1905 accolsero persino Vittorio Emanuele ed Elena di Savoia.
La villa, dopo varie vicissitudini, passò di proprietà alla curia vescovile di Civitavecchia e Tarquinia, e fino agli anni Ottanta fu in buono stato. Oggi il parco è chiuso al pubblico, in grave stato di abbandono. Il comitato “Gli amici di villa Bruschi Falgari” auspica che la villa e il suo parco tornino a essere un simbolo per la città e un luogo che i tarquiniesi possano tornare a vivere.
Lo speriamo anche noi.
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