Di solito le docce le fanno fare ai loro clienti. Questa volta la doccia, e molto fredda, l’hanno fatta loro. Stiamo parlando dei gestori degli stabilimenti balneari che hanno ricevuto un secchio di acqua gelata in testa. Infatti, nonostante le direttive europee, molto chiare in materia, i gestori pensavano di avere le spalle coperte almeno
Di solito le docce le fanno fare ai loro clienti. Questa volta la doccia, e molto fredda, l’hanno fatta loro. Stiamo parlando dei gestori degli stabilimenti balneari che hanno ricevuto un secchio di acqua gelata in testa.
Infatti, nonostante le direttive europee, molto chiare in materia, i gestori pensavano di avere le spalle coperte almeno fino al 2033. Altri 12 anni di gestione senza gare, senza impicci, con la tranquillità di poter lavorare e continuare a dare da lavorare a molta gente.
Invece, la proroga alle concessioni balneari è solo fino al 2023. Il Consiglio di Stato ha posto un limite ai continui rinvii sulle concessioni delle nostre spiagge. Lo Stato Italiano avrà tempo due anni per intervenire sul tema e regolamentare un settore così come chiede l’Unione Europea dal 2006, quando venne approvata la “famigerata” direttiva Bolkestein.
Il governo nazionale si è impegnato a metterci le mani dopo la pronuncia del Consiglio di Stato. Nel frattempo il settore è in fermento. I titolari degli stabilimenti balneari non ci stanno e si ritrovano con una scadenza ormai imminente quando invece credevano di avere autorizzazioni valide fino al 2033.
La pronuncia del Consiglio di Stato è un vero cataclisma. Fra due anni il turismo sulle spiagge, come lo conosciamo adesso, potrebbe cambiare radicalmente. Le famiglie che da decenni gestiscono gli stabilimenti balneari al Lido di Tarquinia si ritrovano senza certezze.
Dal 2023 le concessioni andranno “a gara”, vincerà chi offrirà di più. Sarà meglio o sarà peggio?
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