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Raccolte 2024 firme, il referendum popolare anti chiusure è più vicino

Raccolte 2024 firme, il referendum popolare anti chiusure è più vicino

“Stamattina abbiamo consegnato 2024 firme in comune”. Questa la comunicazione dei consiglieri Arianna Centini e Manuel Catini, durante una conferenza stampa indetta per dire che la raccolta delle firme era conclusa. Quella organizzata dal movimento Tarquinia 2024, vuole chiedere l’indizione di un referendum cittadino, affinché sia la popolazione a decidere sulle chiusure delle strade al traffico

“Stamattina abbiamo consegnato 2024 firme in comune”. Questa la comunicazione dei consiglieri Arianna Centini e Manuel Catini, durante una conferenza stampa indetta per dire che la raccolta delle firme era conclusa.

Quella organizzata dal movimento Tarquinia 2024, vuole chiedere l’indizione di un referendum cittadino, affinché sia la popolazione a decidere sulle chiusure delle strade al traffico veicolare.

Infatti, sono quattro i quesiti previsti: abolizione del divieto di transito sulla strada detta dell’Acquetta, abolizione dei parcheggi a pagamento nel piazzale della stazione ferroviaria, abolizione del divieto di transito lungo via Vecchia della Stazione e modifica della ZTL in centro storico.

“Il numero di 2024 firme è una provocazione – hanno detto Catini e Centini – ci siamo fermati a questa cifra perché il nostro gruppo consiliare si chiama così, visto che tra due anni, nel 2024 appunto, si terranno le elezioni comunali.

Ringraziamo tutti gli amici che hanno creduto in questo percorso di democrazia e diciamo ancora una volta che le tematiche oggetto del referendum non hanno colore: le multe, per esempio, le ricevono tutti e non soltanto gli elettori di destra o di sinistra. Abbiamo dovuto ricorrere a questo strumento di partecipazione democratica perché le nostre mozioni in consiglio comunale sono state respinte dalla maggioranza. Il referendum è previsto dallo Statuto Comunale e lo prevede anche il regolamento comunale”.

L’iter, dopo la comunicazione ufficiale al comune e la raccolta firme, e dopo la consegna del fascicolo in comune, prevede il controllo delle firme e la creazione di un tavolo tecnico entro i 15 giorni successivi. Una volta redatto il verbale da parte della commissione, entro 40 giorni, il consiglio comunale può deliberare l’indizione del referendum da tenersi di domenica, tra il 45esimo e il 60esimo giorno dall’indizione.

Facendo due conti  – spiegano Catini e Centini – si dovrebbe votare in un periodo che va dai 110 ai 130 giorni a partire da oggi. Il nostro prossimo obiettivo è quello di portare alle urne oltre il 50% dei votanti che corrisponde all’incirca a 6.500 persone“.

Ovviamente si sono scatenate, grazie ai soliti fans della maggioranza, le polemiche per i costi. Dicerie che i due consiglieri comunali, forti del successo di popolo, rispediscono al mittente.

“Hanno detto di tutto – concludono Catini e Centini – appena hanno visto che l’iniziativa aveva successo si sono scatenati sui social. La verità è che il costo totale è tra i 40 e i 46mila euro. Ogni cittadino che ha votato ne è consapevole. Se proprio vogliamo fare polemica – concludono Centini e Catini – diciamo che il referendum costa un decimo del trenino turistico e un terzo dell’ultima delibera della maggioranza con la quale affida a una società emiliana la spedizione di 30mila verbali delle multe“.

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