In una lettera aperta, i genitori degli alunni delle scuole di Tarquinia manifestano il loro disagio per gli orari ai quali sono costretti i loro figli, e chiedono con forza di tornare a un orario scolastico su sei giorni. Una tesi che questa testata ha sempre sostenuto, ritenendo l’orario su cinque giorni di lezione assolutamente
In una lettera aperta, i genitori degli alunni delle scuole di Tarquinia manifestano il loro disagio per gli orari ai quali sono costretti i loro figli, e chiedono con forza di tornare a un orario scolastico su sei giorni.
Una tesi che questa testata ha sempre sostenuto, ritenendo l’orario su cinque giorni di lezione assolutamente insufficiente e demoralizzante per i ragazzi e le famiglie.
Una “moda”, quella del sabato di festa, che si è impossessata di diversi dirigenti scolastici e dei componenti dei consigli d’istituto, sempre pronti a dire di si a questa contrazione di orario.
Ora il grosso nodo viene al pettine. Con la pandemia i ragazzi sono costretti a ingressi “scaglionati”, che li penalizzano. A questo si aggiunge l’orario inadeguato dei pullman del Cotral, che vedono gli studenti attendere anche un’ora l’arrivo dei bus all’uscita da scuola.
“Possibile che dal novembre 2019 la classe politica non sia stata capace di risolvere questo problema – domandano i genitori – caliamo un velo pietoso sui manager scolastici e dei trasporti, e chiediamo ai professori cosa vogliono fare.”
Lotta dura quella dei genitori per rispristinare il sabato scolastico così da “spalmare” la presenza in aula dei ragazzi su sei mattine e non su cinque. Ma cosa diranno insegnanti, dirigenti e personale ATA, ormai assuefatti al sabato di festa?
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